Un
bell'incontro a Salò sul Lago di
Garda sul tema di Lepanto, la
Serenissima Repubblica di San Marco
e la Provincia di Brescia.
Vi
presentiamo qualche nota relativa
alla Provincia di Brescia che fu
decisiva alla vittoria di Lepanto
contro i Turchi con truppe e
soprattutto con la fornitura di
armamenti: i migliori in Europa.
Il metallo era estratto dalla Val
Trompia, era ferro acciaiato e
lavorato su altiforni di eccellenza.
I
bresciani fornirono alla Serenissima
300 archibugi al giorno per tre
anni; alla lavorazione di ciascun
pezzo partecipavano sei differenti
operai, ciascuno specializzato in un
dato settore.
Brescia disponeva anche di scuole
per l'uso di ciascun tipo di arma e
anche delle picche, armi micidiali,
specialmente contro la cavalleria,
lunghe fino a sei metri.
Costruivano anche corsaletti, i
giubbotti anti proiettile
dell'epoca, che venivano testati con
una prova di arma da fuoco e quindi
marchiati.
La
vittoria di Lepanto fu dovuta anche
all'uso per la prima volta di
Galeazze, navi da guerra che
sparavano cannonate anche di lato,
contrariamente alle galee che
sparavano solo di prua con cannoni
fissi.
E'
da notare che, in pratica, sulle
galee era il timoniere che dirigeva
il tiro.
Inoltre, a bordo delle Galeazze, era
imbarcato un altissimo numero di
archibugieri, che disponevano di
nuovi modelli di più veloce sparo e
ricarica.
Infine, impressiona che dei 1000
bresciani partiti, ben 550 siano
morti non in battaglia ma di
scorbuto, specialmente prima che si
riuscisse a individuare dove era di
stanza la flotta Turca.
All'evento erano presenti alcuni
rievocatori storici in costumi
dell'epoca far i quali un Fante
veneziano delle Cernite (milizie
popolari locali) con picca/alabarda,
i leoni di Brescia e due
Lanzichenecchi, gli storici nemici
di Venezia.
Quest'ultimi si rifanno alle truppe
di Massimiliano I che, scese in
Cadore, furono sconfitte dai
Cadorini; è da notare che 50 di essi
furono presenti a Lepanto.
Un
ringraziamento ai relatori Emanuele
Marini e Piero Podavini e agli
organizzatori dell'evento Silvana
Pradella, Piero Pettenò, Marco
Lorandi.