Ritorniamo sulla terra del Durello
Alcuni decenni fa andavamo spesso sulle Colline della Valpolicella per scegliere i nostri vini da abbinare a cibi importanti.
Una volta, di ritorno a Padova, ci siamo ricordati che avevamo bisogno anche di un paio di vini bianchi “da Baccalà”.
Al confine fra le Provincie di Verona e Vicenza, dall'autostrada, abbiamo visto una cantina, siamo usciti al casello più vicino e l'abbiamo raggiunta.
Abbiamo assaggiato, fra gli altri, un antico vino noto per la sua “durezza”: il Durello.
Lo si usava spesso, al tempo, per aumentare l'acidità di altri vini che ne avevano bisogno.
Alla fine, il cantiniere ci propose una novità assoluta: il Durello in versione Spumante.
Una bottiglia in vetro trasparente, senza etichetta, con un po' di fondo e il tappo corona.
L'abbiamo subito giudicato molto interessante e ci siamo detti: “finalmente il Durello ha trovato la sua strada”.
Nella cena del giorno dopo i commensali gli hanno tributato un meritato successo con l'abbinamento al Pesce Bastone (Baccalà) che, per tradizione e necessità, si deve sposare con un vino che sgrassi la bocca.
Siamo tornati quest'anno sulle Terre del Durello per le nostre riprese video ed abbiamo assaggiato le figlie e le nipoti di quella prima bottiglia che festeggia in questi giorni il trentesimo anno d'età.
Decisamente un notevole progresso specialmente nei vini col fondo e in quelli proposti con il metodo classico che possono ben rivaleggiare in qualità e prezzo con i “méthode champenoise” italiani.
Inevitabile il paragone con il Prosecco; ritengo che siano due prodotti diversi, nati su terreni diversi (il Durello pianta le radici su suolo vulcanico), che vanno abbinati a cibi diversi, che possono correre strade parallele, senza scontrarsi.
A noi, che apprezziamo sempre scoprire una nota storica in ciascun vino, è piaciuto sentirci raccontare che la Serenissima Repubblica di Venezia imbarcava sempre il Durello nelle sue navi, sia per dissetare gli assetati marinai sia per preservarli dallo scorbuto.
Di necessità, virtù.