Nel 1576 una grande
pestilenza aveva colpito e decimato la popolazione di
Venezia; nell'autunno dell'anno successivo sembrava
inarrestabile: ben
un terzo della popolazione veneziana, circa 50.000 persone,
era deceduto.
Il 4 settembre 1576
il Senato della Serenissima Repubblica decise, allora, di erigere sull'Isola della Giudecca,
quale ex voto per la liberazione della città dalla peste, un
tempio votivo: la chiesa di Cristo Redentore.
Il Senato affidò il
progetto ad Andrea dalla Gondola, detto Palladio, il più
famoso architetto del mondo occidentale.
Nel luglio del 1577
la pestilenza terminò e si decise di festeggiare l'evento
con decorrenza annuale.
A distanza di oltre
400 anni si rinnova la ricorrenza del Redentore; si
allestisce un ponte di barche (330 metri circa) fra la città
e l'isola sul quale passerà la processione dei fedeli.
Il corteo viene
aperto dal Patriarca di Venezia seguito dalle autorità
civili.
L'evento più atteso
è lo spettacolo dei "foghi", i fuochi artificiali, allestiti
in uno scenario di rara suggestione fra mille barche
ancorate sul Bacino San Marco, sulle quali dal pomeriggio si
comincia a festeggiare e a brindare, nell'attesa del primo fuoco che
partirà alle 23.30.
Nella più pura
tradizione veneta sono immancabili le "sardee in saor",
l'anguria e, naturalmente, il prosecco.
Io me le sono
gustate nella barca a vela del capitano Sergio assieme a tre
deliziose compagne di viaggio: Katherine, Paola e Laura.
Tiziano Biasioli
giornalista