L'idea originale è quella di
scrivere di Stati, Nazioni o
Repubbliche che non ci sono più;
alla Serenissima, defunta nel 1797,
è dedicata la prima iniziativa
editoriale.
I libro è frutto di una originale
ricerca di Giovanni Vale e del suo
team; è una guida da non perdere,
anche solo per percorre le calli
della stessa Venezia, ma anche per
il palato dato, che la cucina della
Serenissima segue parallela le rotte
delle sue navi.
Per l'appassionato è un soprattutto
un approfondimento, una nuova
conoscenza e, molto più, una nuova
visione del Dogado, dello Stato da
Terra e da Mar.
Per me che visito, e riprendo
Venezia, una ventina di giorni
l'anno, fra regate, biennale,
carnevale ed eventi, è stato una
miniera di nuove informazioni e
curiosità.
Complimenti!
PS
Un'originalità: la sottolineatura di
una frase o un nome importanti
evidenziati con segno blu
“ondeggiato”!
Ecco alcuni brani tratti dal libro
La casa del Goldoni
A Ca’ Centani, il palazzo oggi sede
del museo su Goldoni, un percorso di
visita ci porta ad attraversare otto
scene teatrali, ricreate nelle
stanze al primo piano. Costumi,
arredi e oggetti d’epoca rievocano
altrettanti passaggi delle commedie,
costituendo una sorta di viaggio nel
viaggio, all’interno della società
veneziana del Settecento. È l’ultimo
atto dell’epopea dei dogi. Goldoni,
come Casanova, assiste dall’estero
alla fine della Repubblica. Si trova
infatti a Parigi, dove, dopo aver
lavorato a lungo alla corte di Luigi
XV, viene travolto dalla Rivoluzione
francese. La sua pensione è revocata
e il drammaturgo vivrà i suoi ultimi
anni in povertà. È un po’ lo stesso
destino che tocca in quegli anni
anche alla sua città
L'Arsenale
Cuore della cultura veneziana del
mare e polo tecnologico
d’eccellenza, l’Arsenale impiegava
ogni giorno 1500–2000 persone (gli
arsenalotti), con picchi di
4500–5000 iscritti nel Libro delle
maestranze – la maggior parte di
questi, provenivano dalla costa
orientale dell’Adriatico. Tutti i
mestieri necessari alla costruzione
di una nave erano presenti. C’erano
i marangoni, ovvero i falegnami che
lavoravano su chiglie e alberi, i
calafati che rendevano impermeabili
gli scafi con la pece, i cordaroli
che producevano il cordame, chi
fabbricava remi, chi tesseva vele e
chi fondeva i cannoni in ferro.
Secondo le cronache, nel 1574 la
Repubblica stupì il re di Francia
Enrico III, in visita a Venezia,
assemblando una galea in meno di 24
ore.
La Franciacorta
Nel visitare questa regione, non
dimenticate di perlustrare la
Franciacorta, l’area collinare ad
ovest di Brescia sotto al lago
d’Iseo, patria del celebre spumante.
Ad est del
capoluogo, invece, vale la
pena di fermarsi a Carzago di
Calvagese della Riviera alla
Fondazione Luciano e Agnese Sorlini,
dove si trova una delle più
importanti collezioni private
italiane di pittura veneta (XIV–XVIII
secolo), mentre spingendosi più a
nord, fino al Lago d’Idro, si
raggiunge la cittadina di Anfo dove
si erge una rocca, che fu viscontea,
veneta e napoleonica, e che oggi
offre un bello scorcio sul lago.
La Crozia
Oggi, per fortuna, la storiografia
si è liberata dal peso delle
ideologie e i rapporti in Adriatico
sono migliorati. Il viaggio in
Croazia vi porterà a visitare
territori che nutrono per Venezia
«un rapporto di amore e odio», per
dirla con le parole dell’etnologo
croato Tomislav Pletenac.
Ritroverete le tracce dell’eredità
veneziana nell’architettura e nel
dialetto, nell’arte e nella
gastronomia e scoprirete una cultura
marinara che, meglio di ogni altra
cosa, vi farà rivivere questo stato
scomparso.
Rovigno
È in questo periodo che nascono i
formidabili «piloti (o pedotti)
d’Istria», esperti conoscitori della
laguna. «Pilotavano le navi tra
Venezia e l’Istria su due linee
marittime: Venezia-Rovigno e
Venezia-Parenzo (e viceversa).
Vivevano a Parenzo durante l’inverno
e si spostavano d’estate a Rovigno,
per sfuggire alla malaria che si
acuiva d’estate nel parenzano»,
prosegue Bertoša.
Sono l’esempio di una tradizione
marinara che sopravvive in Istria
fino ad oggi e che ritrovate non
solo nei tanti mandracchi e
porticcioli, ma anche in musei e
iniziative dedicate. Il progetto
Mala Barka, ad esempio, è realizzato
tra Slovenia e Croazia con lo scopo
di promuovere la storia del
patrimonio marittimo locale. Tra i
vari partner c’è l’imper dibile Casa
della Batana di Rovigno e, più a
sud, il Museo storico e navale
dell’Istria con sede nella fortezza
veneziana che sovrasta il centro di
Pola.
Il Montenegro
L’isola di San Giorgio, anche detta
l’Isola dei morti, ospita dal XII
secolo un monastero benedettino e il
cimitero riservato alla nobiltà di
Perasto (non è visitabile). La
vicina Madonna dello Scalpello è
invece un’isola artificiale, fondata
secondo la leggenda a partire dal 22
luglio 1452, quando gli abitanti di
Perasto scoprono un’immagine della
madonna su uno scoglio. Decidono
allora di gettare delle pietre e
affondare delle barche attorno a
quello scoglio, al fine di creare
un’isola e costruirvi una chiesa (la
cui forma attuale risale al 1632,
mentre la cupola è del 1722). Per
ricordare quella vicenda, una
processione di barche a remi è
organizzata ogni anno il 22 luglio.
Si tratta della Fašinada che si
tiene tra Perasto e la Madonna dello
Scalpello e che si conclude con il
lancio simbolico di alcune pietre
attorno all’isolotto. Anche al di
fuori di quell’occasione, tuttavia,
la chiesa è visitabile ed è nota per
gli oltre 2.000 ex-voto che si
trovano al suo interno, così come
per il ciclo di dipinti di Tripo
Kokolja, il più celebre artista
barocco delle Bocche di Cattaro. Per
arrivarci, basta accordarsi con uno
dei barkarjoli che s’incontrano
d’estate sul lungomare di Perasto.
Corfù
Fate inoltre attenzione alla
toponomastica locale. Come a
Venezia, a Padova e in altre città
del Veneto, troverete un Liston,
ovvero una lunga area di passeggio.
Il Liston di Corfù fu realizzato
nella sua forma attuale dai
francesi, ma il suo nome ricorda
ancora le lastre di marmo (le liste)
usate al tempo della Serenissima per
rivestire parte della piazza. La
Spianáda che anticipa la Fortezza
Vecchia è considerata la più grande
piazza dei Balcani, mentre la
Kontrafossa non è altro che il largo
fossato scavato dai veneziani. In
centro, gli alti palazzi signorili e
le oltre trenta chiese testimoniano
il ruolo centrale di questa città
all’interno delle Ionie.
La Malvasia
Il luogo con un solo accesso. Questo
è il significato del termine greco
Monemvasia (da moni, unico e embasis,
accesso) e basta dare un’occhiata ad
una foto o ad una mappa della
cittadina per capirne al volo il
significato. Un’unica striscia di
terra collega la terraferma alla
straordinaria rocca-isola di
Monemvasia, o Malvasia in italiano.
L’insediamento si nasconde annidato
oltre la grande gobba, invisibile e
imprendibile. E da secoli se ne sta
lì, come un faro che sorveglia il
passaggio tra il mar Cretese, l’Egeo
e lo Ionio. Oggi quel paesino è
quasi disabitato d’inverno, ma il
suo ruolo, all’interno della storia
della Serenissima, è di primo piano.
«Parliamo di una località che era un
punto di riferimento per il
commercio, soprattutto per il vino e
i generi alimentari. Le pianure
circostanti erano infatti ricche di
vitigni e di frutteti», racconta
Yorgos Kentrotis, originario della
regione di Malvasia e professore di
teoria della traduzione
all’università di Corfù. Un hub
commerciale, diremmo oggi. Ma non
solo. La cittadella aveva il
vantaggio di essere un porto
fortificato, situato in un luogo
strategico.
Creta - Candia
Il centro storico di Candia è
racchiuso dalle mura progettate da
Michele Sanmicheli e Giulio
Savorgnan, due dei maggiori
ingegneri della Repubblica, nel
1462. Sul lungomare
le fortificazioni sono state
demolite nel Novecento per far
spazio alle automobili, ma verso
l’entroterra la cinta muraria è
intatta e sopravvivono ancora oggi
sette bastioni e tre porte.
Impossibile elencare tutti gli
edifici storici di rilievo
all’interno delle mura: la piazza
centrale ospita una loggia
seicentesca e la fontana Morosini
con i suoi quattro leoni, mentre in
piazza Cornaro c’è la fontana Bembo
(XVI secolo), che deve il suo nome
al governatore veneziano dell’epoca,
Gianmatteo Bembo. La basilica di San
Marco (Agios Markos), di fronte alla
fontana Morosini, è oggi sede della
Galleria Civica.